La conservazione dei semi
“Subito dopo la raccolta dei semi descritta nell’articolo precedente, eccovi la seconda tappa importante per arrivare alla nostra produzione delle piantine forestali”.
“Subito dopo la raccolta dei semi descritta nell’articolo precedente, eccovi la seconda tappa importante per arrivare alla nostra produzione delle piantine forestali”.
Conservazione del seme.
Raramente il seme viene usato appena è allestito, ma più spesso accade di dover conservarlo sia per brevi che per lunghi periodi. Per le specie che fruttificano annualmente, è quasi sempre necessario, pur per pochi mesi e in relazione all’epoca di raccolta dei frutti ed al periodo delle semine, conservare il seme. Con la conservazione si tenta di rallentare il processo degenerativo legato all’invecchiamento del seme tramite il controllo di quei fattori che lo determinano, e un ruolo determinante viene assegnato ai rapporti tra disidratazione e abbassamento della temperatura.
La stratificazione è quella procedura vivaistica di conservazione del seme, necessaria per superare la dormienza fisiologica, e per renderlo idoneo alla successiva semina.
Le sementi della maggior parte delle specie forestali dei climi temperati non sono pronte per la semina se non vengono trattate per rimuoverne la dormienza.
Da un punto di vista biologico, la dormienza può considerarsi uno stato di vita latente, che si instaura subito dopo la maturazione del frutto ed impedisce al seme di germinare anche in condizioni ambientali favorevoli.
Esistono diversi tipi di dormienza e, pertanto, diversi sono i mezzi a disposizione per rimuoverla.
Nel caso della dormienza esogena si procede alla scarificazione acida o meccanica oppure alla permeabilizzazione dei tegumenti, immergendo il seme in acqua calda (60-70 °C) o tiepida (40-60 °C) per un tempo prefissato, variabile con la specie. Per la dormienza endogena (morfologica o fisiologica) oppure combinata (meccanico-fisiologica, morfo-fisiologica, ecc.), si ricorre comunemente alla stratificazione umida del seme con materiali vari (sabbia, sabbia e torba, perlite, ecc.) per un tempo variabile a seconda della specie (da 1 a 6 mesi) e a temperatura di pochi gradi sopra lo zero oppure alternando a periodi con temperature relativamente alte (20-25 °C) periodi con temperature basse (3-4 °C).
Noi abbiamo stratificato con sabbia e torba, disponendo i semi in apposite casse in luogo aperto, riparato dai venti e ombreggiato, (stratificazione fredda), una sorta di inverno simulato, necessario a creare quelle condizioni che degradano le sostanze inibitrici della germinazione dei semi, anche in condizioni favorevoli.
Il procedimento che abbiamo seguito consiste nella disposizione a strati dei semi in un substrato soffice e umido (mezzo), costituito generalmente da torba, agriperlite, e sabbia utilizzati singolarmente oppure mescolati tra di loro in varie proporzioni, con l'obiettivo fondamentale di rimuovere la dormienza. Il rapporto in volume seme/substrato può variare da 1:1 a 1:3 circa.
I semi sono stati prima lavati con acqua e candeggina, (operazione utile per la pulizia e disinfezione, ma anche per l’imbibizione di H2O) poi asciugati asciutti e in seguito conciati con polvere caffara, antifungina e antimicotica. La torba nello specifico, inerte, serve a ridurre l’eccessiva compattazione e aumentare la ritenzione di umidità e ossigeno del mezzo. Il trattamento chilling o vernalizzazione sarà compiuto nel nostro caso al freddo, e i semi saranno protetti dal congelamento, e dall’eccessiva umidità, per la quale sono previsti dei controlli periodici con l’igrometro. I semi stratificati si trovano dentro cassoni di plastica previsti di coperchio, inoltre sono stati dotati di targhetta identificativa che annota i lotti di seme presenti a strati nella cassa. Visto il numero di lotti diversi di seme, e la procedura di filiera forestale identificativa da rispettare, è possibile che dentro una cassa si trovino più lotti di seme, provenienti da colli diversi, appositamente separati tra loro però da tessuto non tessuto, e identificati da un modulo.
Alle singole casse areate per mezzo di un’apertura predisposta è stato adattato il “Sistema Suska”, che prevede la posa centrale di due tubi di plastica forati e immersi nel mezzo, in modo che si verificano dei fondamentali scambi gassosi con l’esterno. In definitiva il seme in questo modo sarà anche protetto dal disseccamento e dai roditori.
Al fine di aumentare la produzione di plantule, per alcuni semi si è proceduta anche all’adozione della tecnica di scarificazione, consistente nella rimozione dei tegumenti esterni ai semi, necessaria per l’assorbimento di H2O di quest’ultimi, e per favorirne lo scambio gassoso. L’abrasione dei tegumenti esterni prevede diverse tecniche, noi abbiamo adottato la scarificazione fisica, che prevede l’immersione dei semi in acqua calda per almeno 12 ore. Una volta tolto dall'acqua, il seme è stato asciugato in ambiente ventilato.
Sono già trascorsi due mesi di stratificazione e abbiamo iniziato con la semina, che vi mostreremo nel prossimo articolo del blog.
Nota Bibliografica:
Manuale di tecnica vivaistica forestale -Azienda Regionale Foreste Demaniali
Vivaistica Forestale- Adriano Gradi
Web- www.corpoforestale.it
Articolo redatto dal Gruppo A
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